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An architecture story ...

L'arch. Matteo Zambon e l'arch. Jacopo Bonat, membri fondatori di Archidrome ed entrambi  dottorandi presso l'Universita' degli studi di Triesteportano avanti  il tema della ricerca a livello universitario in vari settori dall'architettura alla sociologia sino alla filosofia con temi sempre correlati tra loro, come espressione della volontà di voler perseguire nuove strade ed esplorare territori innovativi.

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Aprile 2023

RAI "Quinta dimensione. Il futuro e' gia' qui" 

di Barbara Gallavotti

episodio n°1 del 15/04/2023

Intervista a Matteo Zambon

Architettura e intelligenza artificiale

progetti visualizzati

Archidromestudio

Un processo evolutivo, quello dell’architettura, che secondo Zambon è quasi automatico e necessario. “Quando si è passati dal disegno a mano a quello su computer” – afferma il progettista – “c’è stato un momento di gap. Poi c’è stato il passaggio al Bim (Building Information Modeling, un modello che contiene tutti i dati relativi a un progetto, N.d.R.). E adesso, molto probabilmente, ci sarà il passaggio all’Intelligenza Artificiale poiché rappresenta una tecnologia capace di ampliare le potenzialità dei programmi già esistenti”. Secondo il progettista italiano, il futuro dell’architettura sarà inevitabilmente legato al machine learning. Non solo per quanto riguarda i software di IA che agevolano la fase creativa, ma anche per le innovazioni che si prevedono nei sistemi di progettazione.
Il futuro dell’architettura sembra, in qualche modo, già scritto. Sta solo a noi accettarlo. “Il ruolo dell’architetto non verrà mai surclassato, proprio perché il ragionamento sull’architettura è molto più complesso”, afferma. L’AI costituirebbe “soltanto” un valido supporto al lavoro creativo dell’architetto: tra le sue potenzialità c’è sicuramente la capacità di allargare i confini dell’immaginazione e semplificare il processo di ideazione. “L’Intelligenza Artificiale può essere benissimo usata dal progettista come strumento, perché può regalare una serie di suggestioni che appartengono anche a mondi diversi”, sottolinea.

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GIUGNO 2023

VERONA SPIRITO ZOO

Architettura effimera monumentale. Laboratorio Verona

Giugno 2023 - Casa Editrice Libria - Melfi (Italia)
ed.libria@gmail.com - www.lib
rianet.it
ISBN 9788867643189

Saggio

Fantasmatiche (gabbie e pareidolie)

di Piotr Barbarewicz, Matteo Zambon, Jacopo Bonat, Ilenia Iuri

progetti

Human Cages [Happenings], P. Barbarewicz, M. Zambon, J. Bonat, I. Iuri

Pareidolie, P. Barbarewicz, M. Zambon, J. Bonat, I. Iuri

“È evidente che alcune delle più frequenti attribuzioni di immaterialità sembrano tutt’altro che convincenti. È discutibile, per esempio, definire immateriale il software. A ben guardare il software è una tecnologia, ossia uno strumento cognitivo che in modo diretto e indiretto costruisce, a conti fatti, i mutamenti senza dubbio di natura materiale.” Così, circa trenta anni fa, in Reale e virtuale, Tomàs Maldonado introduceva una singolare apertura al pensiero di un autore notoriamente dedito alla fantascienza: “Stanislav Lem ha elaborato una articolata (e provocatoria) teoria sulle cause e sugli effetti di questa strana predilezione della cultura moderna per i costrutti illusori con funzione vicaria, sostitutiva e addirittura alternativa nei confronti della realtà. Fantasmologia è il nome che, non a caso, Lem ha dato alla sua teoria. Per giunta, egli ha proposto, in stretta connessione con la teoria, anche una tecnica (a essere più esatti una metatecnica): la Fantasmatica”. Fantasmologia e fantasmatica, pertanto, come ampi dispositivi capaci anche oggi di indagare e distinguere i simulacri dagli eventi stessi. Utili, se non necessari, al confronto di lemmi come spirito e zoo, architettura effimera e monumentale, teatro e deriva, psicogeografie e happening, gabbie e pareidolie. 

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GIUGNO 2023

FUTURI 19

Corpi performativi: il progetto verso il futuro, fra arti multimediali e aurore digitali.

Rivista italiana di futures studies - Anno IX / Maggio 2023
Semestrale
ISSN 2284-0923
www.futurimagazine.it

Saggio

L’ospite desiderato. Parassitismo e spinta alla fusione non antropocentrica

di Matteo Zambon, Jacopo Bonat

The parasite, whether a terrestrial or alien entity in search of a human “host” body, has from its origins tickled the darkest and most morbid fantasies of science fiction narrative, calling into question the inviolable property of the human body. Jack Finney’s “The Body Snatchers” (1954), also thanks to its various film adaptations, has certainly contributed to the dissemination of the sub-genre focused on the hostile intentions of the parasite as an invasive otherness. But what if a greater contemporary awareness of the body as an experimental machine led us to reconsider parasitism as an opportunity for transhuman enhancement? And what if it could push us further, even to the point of desiring an empathic relationship with the parasite, as if it were a state-of-the-art Tamagotchi? Forced coexistence could be seen from a perspective of mutual convenience in which the parasite becomes a desired host, essential for survival in a changing environment, eventually becoming a friend and confidant. And what if the next evolution were instead a totalizing fusion?

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FEBBRAIO 2023

ARTRIBUNE

Intervista a Matteo Zambon architetto tra sostenibilità e intelligenza artificiale

di Silvia Donnini

[...] Matteo Zambon, architetto, progettista firmatario per la Mate Engineering (società di architettura e ingegneria urbanistica) e fondatore con l'arch. Jacopo Bonat di Archidromestudio, segue questa scia studiando le potenzialità dei software di Intelligenza Artificiale nell’ideazione di progetti architettonici. Le sue creazioni, intitolate Possible Maybe, rappresentano palazzi ed edifici futuristici ondeggianti ricoperti da piante e aree verdi, immaginati come strutture che sorgono in armonia con l’ambiente che le circonda. “Nei miei lavori con l’IA mi concentro soprattutto sull’integrazione tra architettura e paesaggio e la costruzione di nuovi scenari rispetto a mutazioni climatiche”, spiega Zambon che nel frattempo è anche dottorando in Architettura all’Università di Trieste con una tesi sulle “nuove interpretazioni del paesaggio come realtà in trasformazione e scenari futuri coadiuvati dall’IA” [...]

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MARZO 2023

IDEALISTA

Matteo Zambon: “Gli edifici del futuro? Si concentreranno sulla qualità del vivere”

di Stefania Giudice

[...] Soffermandosi proprio su come potranno essere gli edifici del futuro, Zambon ha spiegato: “Gli edifici non saranno più antropocentrici e finalizzati esclusivamente a risiedere o a lavorare, ma – in un senso più allargato – daranno luogo a sistemi di coesistenza, si concentreranno sulla qualità del ‘vivere’ e sul sentirsi parte di un sistema allargato all’ambiente che ci circonda”.

“L’architettura è uno dei settori che uniscono tecnica, creatività e cultura che più di altri risulta in continua evoluzione.

L’architettura è anche sperimentazione, non solo formale e materica, ma soprattutto sociale e sono dell’avviso che la potenzialità di scelte architettoniche ed urbanistiche ponderate possa contribuire ad un’evoluzione positiva di quella che in Italia più che in altri luoghi possiamo definire comunità. 

Credo ancora che il futuro dell’architettura risieda nella forza della socialità.

Se riusciamo a sfuggire alle logiche indotte dalla rivoluzione mediatica in una sorta di atto di resistenza all’autoisolamento dettato dai social media, ponendoci invece in un’ottica di convivenza e di fusione non solo tra esseri umani, ma anche con l’ambiente che ci circonda potremmo immaginare un futuro meno distopico e più rassicurante seppur profondamente trasformativo. [...]